Che cosa sono i Drag King?

Chi ha mai sentito parlare di Drag King? Di certo pochi, e ancora meno sono quelli che hanno potuto vedere una performance interpretata da artisti di questo genere.

Ma di che cosa stiamo parlando? Fenomeno assai raro, i Drag King, in soldoni, sono i fratelli meno in voga delle più famose “Regine” che si esibiscono nei club e nei locali di tutto il mondo.

Solo in Italia, come abbiamo potuto constatare attraverso un recente (e molto dibattuto) sondaggio postato proprio in questo blog, esistono più di 400 performer che girano con i loro spettacoli regolarmente. Perciò la scala è più o meno di 400 a… molto pochi.

Chi sono allora i Drag King? Per chi un po’ segue l’ambiente, non sarà difficile capire che si tratta della contro parte maschile della Drag Queen, ovvero di donne che si esibiscono interpretando un personaggio maschile.

Ma si tratta di donne gay, si tratta di ragazzi transessuali?

Non necessariamente. L’arte del Drag per antonomasia, non è categorizzante (e non dovrebbe mai esserlo), anzi! Il Drag di per se rappresenta l’assoluta libertà d’espressione, per cui qualsiasi donna, di qualsiasi orientamento sessuale e perché no, anche uomini, che decidono di interpretare personaggi maschili sopra le righe, parodizzati, oppure di imitare celebrità all’interno di uno spettacolo Drag, saranno per noi dei Drag King.

Naturalmente, come accade per le colleghe Queen, anche i King potranno scegliere tra diversi tipi di performance. Lipsync, impersonator, comedy, dancer… sono solo alcuni dei generi di esibizione in cui potremmo vedere cimentarsi un Drag King.

Drag King: un po’ di storia…

“Ma io non ho mai sentito parlare di questa roba qua, per me è una cosa recente, ve la siete appena inventati!” E invece no cari amici lettori, i Drag King moderni possono vantare delle origini davvero molto antiche, se pensiamo che il fenomeno nasce (come per le Queen) già verso la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento.

La culla di queste prime esibizioni furono le dancehall inglesi, in cui artisti in Drag si esibivano in canzonette e piccoli pezzi comici e di cabaret. Tra i nomi più noti ricordiamo Vesta Tilley (1864-1952) e Ella Shieds (1879-1952), le quali hanno calcato i palcoscenici inglesi e americani sempre vestite “con abiti maschili”.

Il vero successo, però, inizia negli anni settanta e ottanta, grazie anche a movimenti come quello del femminismo e di liberazione razziale, sessuale e di genere. Le performance diventano sempre più ironiche e politicizzate, acquisendo tutti i caratteri classici dello spettacolo Drag così come oggi lo intendiamo.

Da allora molti cafè e locali delle città più importanti e movimentate del mondo, come Londra, New York e Manhattan, ospiteranno performance in drag con personaggi maschili, in opposizione a quelli femminili interpretati dalle Drag Queen.

Verso la fine fine degli anni ’80 e agli inizi degli anni ’90, in contemporanea alla nascita dei queer studies e grazie all’impegno di pionier* e attivisti come Leigh Crow (alias Elwys Herselvis), Mo B. Dick, Shelley Mars (alias Manolo), Murray Hill, Dred e soprattutto Diane Torr, nascono i primi DK laboratories e Workshop ,di cui il Club Casanova a New York, il Club Greezer a Londra e il Baybrick Inn a San Francisco sono solo alcuni esempi.

CINEMA e MUSICA

Non mancano esempi in cui l’interesse per il travestitismo maschile e per i Drag King viene proiettato sul grande schermo – come con l’uscita di film come Victor/Victoria (1982) e Yentl (1983) nei quali Julie Andrews e Barbara Streisand interpretano due donne che per motivi di ascesa sociale, decidono di impersonare ruoli maschili – o in videoclip musicali – come “Turn to you” delle GO-Go’s, primo gruppo rock femminile di successo, in cui le protagoniste appaiono in abiti maschili -.

Arrivando ai giorni nostri, invece, non possiamo non citare Annie Lennox (all’epoca Eurythmics) che si è presentata ai Grammy Awards vestendo gli abiti del Drag King per eccellenza, niente meno che Elvis Presley, oppure Lady Gaga che nel 2011 si è esibita nei panni del suo alterego Joe Calderone in occasione degli MTV Awards.

Un altro recentissimo esempio di star che si cimentano nell’interpretazione di personaggi maschili, è la comparsata di Miley Cyrus come Barry BJ Johnson nel teaser dell’undicesima stagione del celeberrimo reality show “RuPaul’s Drag Race”, una scelta, però, parecchio discussa tra i massimi e attuali esponenti della comunità Drag King internazionale (Spikey Van Dykey, Landon Cider e molti altri), che non hanno mancato di usare i propri canali social per dire che “a fake beard doesn’t make you a king”.

Articolo a cura di DEVILLE LEBLEU.